GLI "ANGIOLETTI"

Origini
Le origini storiche della tradizione degli "Angioletti" non sono note, si perdono nei secoli di questo luogo, dove la tradizione orale ha da sempre non tanto sostituito, quanto sopperito alla carenza delle fonti scritte.
Non siamo a conoscenza del fatto che gli angioletti fossero già presenti con le prime rappresentazioni della Via Crucis, essendo anche per quest' ultima piuttosto rari i riscontri storici e praticamente assenti similitudini e somiglianze con uguali manifestazioni di culto.
Possiamo comunque presumere che l' introduzione degli angioletti, all' interno della processione dei Misteri, sia posteriore all' istituzione della stessa. E questo può trovare spiegazione nella relativa indipendenza e "quasi marginalità", degli angioletti nella processione dei Misteri che si svolge la notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo a Verbicaro.
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Chi sono gli "Angioletti"
Gli angioletti sono personaggi rappresentati da bambini di sesso maschile, di età che va da un minimo di quattro anni, fino a dieci massimo dodici anni. Indossano una veste, spesso di raso lucido, dai colori che possono spaziare dal bianco al celeste, all' azzurro. Una parrucca di capelli lunghi e un velo bianco sulla testa. Sulle spalle una coppia di ali colorate, realizzate in cartone, con un' armatura in ferro per farle mantenere rigide, rivestite di carta velina e decorate con motivi in oro o argento. Vengono poi fissate all' altezza ascellare mediante delle strisce di raso.
Anche l' abito è decorato con inserti dorati, spesso con delle stelle, richiamando espressamente, anche in questo, il legame che unisce l' angioletto alla immensità del cielo, dell' universo, nel suo rapporto intimo e privilegiato con il Creatore.
Ma è soprattutto sulla parte del corpo che si concentrano i decori. Sul petto nei tempi passati venivano cuciti gli oggetti d' oro della famiglia, avendo cura di realizzare con catenine e braccialetti delle semplici decorazioni. Sicuramente questa era anche occasione, per la famiglia dell' angioletto, per mostrare e forse ostentare gli oggetti posseduti. Oggi tale usanza è stata sostituita usando per le decorazioni semplici inserti di bigiotteria, anche per evitare il rischio di danneggiamento e smarrimento cui i valori andavano incontro durante la processione.
Nella dotazione dell' angioletto spiccano due accessori che rivestono certamente una importanza fondamentale ai fini della recitazione. Sono due oggetti realizzati in legno, che rappresentano un calice e una croce. Colorati in oro o in argento, hanno una forma appiattita, mentre alla base sono decorati con un fazzoletto bianco, cucito sull' impugnatura, opportunamente piegato a forma di triangolo. In una foto di archivio, risalente al primo novecento, raffigurante un angioletto durante una processione, si nota che in mano al bambino non vi sono calice e croce, bensì una spada, anch' essa in legno. La spiegazione più plausibile è che, almeno in principio, l' angelo veniva rappresentato come l'angelo per eccellenza, San Michele Arcangelo, così presente nell' immaginario spirituale della gente.

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Gli "Angioletti" come erano agli inizi del '900 e come sono attualmente
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Per cui è probabile che l' angelo equivaleva alla figura del difensore, del vendicatore dei torti subiti, al baluardo contro i soprusi dei malvagi e del maligno. La successiva sostituzione della spada con calice e croce si presterebbe ad almeno due interpretazioni.
Una spiegazione più pratica relativa alla sostituzione, sarebbe legata alla pericolosità della spada che, seppure in legno, in mano ad un bambino poteva trasformarsi in un' arma impropria. Ma la spiegazione più plausibile potrebbe legare la sostituzione della spada, con il calice e la croce, alla statua che inaugura il corteo processionale che raffigura Gesù che prega nel Getsemani, davanti a una piccola sommità, circondata da rami d' olivo, su cui spicca un angelo con in mano, appunto, un calice e una croce.
Si può avanzare l' ipotesi che la statua, acquistata successivamente, in tempi più recenti, abbia dato spunto per la sostituzione. Questa ipotesi è anche avvalorata dal fatto che inizialmente i misteri della Passione erano impersonati da figure viventi, in modo particolare da sacerdoti, in seguito sostituite per l' appunto da statue di cartapesta.
Agli inizi degli anni settanta la tradizione degli angioletti era stata abbandonata, anche in seguito all' allontanamento da Verbicaro di colui che fino ad allora ne era stato l' ultimo promotore, il sig. Fedele Campilongo, trasferitosi nel nord Italia. Certamente la processione dei Misteri non ne aveva ricevuto particolari conseguenze, essendo il ruolo degli angioletti, come abbiamo già accennato, abbastanza discreto, quasi marginale. Un ruolo che essi si ricavano, praticamente, in maniera autonoma all' interno della Via Crucis, cercando di non "ostacolarne" più di tanto il percorso.
Unica concessione che essi richiedono è quella di una sosta di alcuni minuti da parte dei portatori delle statue, onde poter dar luogo alla recitazione.
Non possiamo affermare nè negare che agli inizi la formazione e la guida degli angioletti fosse nelle mani del clero, o comunque organizzata per conto di questo, fatto sta che negli anni di cui si ha memoria, la partecipazione degli angioletti alla rappresentazione della Passione è stata curata solo grazie all' impegno di laici, spesso anche in attrito con lo stesso clero.
Qualche piccolo contrasto si avrà anche negli anni settanta quando, dopo una breve assenza degli angioletti dalla scena, il postino del paese, Luigi Petrantuono, decide di riprendere la tradizione dedicandosi alla preparazione di nuovi angioletti. Reperite con molte diffidoltà "le prediche", in parte trascrivendo i versi recitati da qualche ex angioletto, nella primavera del 1975 con un primo gruppo di sei ragazzi iniziava una nuova era. Fu in quell' occasione che gli angioletti vennero convocati, forse per la prima volta, che sarà comunque fino ad oggi l' unica, dal nuovo parroco, Don Michele Oliva, il quale voleva rendersi conto di persona di quanto si andava preparando.
Il parroco convocò i piccoli angioletti, accompagnati dall' istruttore, nella sacrestia della chiesa parrocchiale, la sera di una domenica di Quaresima. Il problema che venne alla luce riguardava in particolare il modo in cui erano articolati i versi delle recite. Molti dei termini contenuti non avevano alcun riscontro nella realtà della lingua italiana, spesso erano inesistenti, forse messi lì solo per far quadrare una rima, o comunque modificati nel corso degli anni in seguito alle trascrizioni dalle versioni orali.
Il parroco pretese, in parte a ragione, di rivedere e correggere i versi, ma ciò non fece altro che creare parecchie difficoltà ai piccoli allievi, in quanto non fu per loro facile imparare nuovamente, e in breve tempo, i versi con le correzioni apportate.
Comunque, a parte qualche ostacolo, la tradizione era stata ripresa e proseguirà senza problemi di rilievo per i successivi anni.
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Ritualità e gestualità degli "Angioletti"
La partecipazione degli angioletti nella processione del Venerdì Santo a Verbicaro, non si esaurisce nella mera recitazione di versi, ma si estende anche all' aspetto gestuale con cui essi accompagnano le recite. Fanno da corollario i due oggetti già descritti, il calice e la croce in legno, che gli angioletti reggono nelle mani.
Il calice, come vuole la tradizione, deve essere retto con la mano destra, la croce con la sinistra. Grazie all' ausilio di questi due strumenti, i cui nomi vengono spesso richiamati nelle recitazioni, gli angioletti possono indicare persone, luoghi o oggetti, mimare scene e atti, possono rivolgersi a qualcuno o a qualcosa.
Prendiamo ora come riferimento, per meglio chiarire questo importante aspetto della gestualità degli angeli, una delle "prediche", per descrivere il modo con cui i gesti accompagnano e spesso si sovrappongono alle parole.
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GESU' ALLA COLONNA
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Gesù mio alla colonna ---- l' angioletto, ponendo dritto davanti a sè le braccia, indica la statua
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crudelmente sei legato ---- incrocia le mani, mimando quelle legate di Gesù,
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tutto pesto e flagellato ---- scorre con il calice e la croce partendo dal capo, fino ad arrivare più in basso possibile, ma senza piegarsi
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per salvar l' umanità. ---- porge le braccia in avanti, per poi aprirle e inglobare tutto lo spazio che ha davanti a sè.

.Alla morte condannato, ---- stende verso l' alto il braccio sinistro in modo da indicare qualcosa che sta in alto, il Calvario appunto
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per noi miseri a soffrir, ---- mette le mani sul petto
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fino a giungere di morire ---- ripete il gesto con cui ha indicato il Calvario
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con immensa crudeltà. ---- riporta le mani in avanti e, disegnando un semicerchio, apre le braccia a formare una croce.



Finita la recitazione l' angioletto porta le mani giunte sul petto, piega il capo appoggiando le labbra e il mento sul calice e la croce, e flettendo le ginocchia accenna ad un inchino.
La recita, che qui è detta comunemente "predica", si caratterizza per una cadenza ritmata molto particolare, a detta di molti strana, strutturata in modo tale da coinvolgere emotivamente il pubblico. Il modo di agire e di operare degli angioletti potrebbe esere paragonato a quello degli antichi cantastorie o ancora meglio agli "aedi", cantori epici del mondo greco.
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- Testo a cura di Salvatore Totaro - "La funzione mediatrice degli angioletti nei rituali della Settimana Santa a Verbicaro", Editore Lego Sprint s.p.a., Lavis (TN), settembre2005.
- La foto in alto è tratta da "Il Museo della Festa" (1997).
- Le due foto degli "Angioletti" sono tratte da "La funzione mediatrice degli angioletti nei rituali della Settimana Santa a Verbicaro".
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