STAVA MARIA DOLENTE
musica di Antonio Lotti (1667-1740)
Stava Maria dolente senza respiro e voce
mentre pendeva in Croce del mondo il Redentor.
E nel fatale istante, crudo e materno affetto.
Le trafiggeva il petto, le lacerava il cuor.
Le trafiggeva il petto, le lacerava il cuor.
Qual di quell'alma bella fosse lo strazio indegno,
non che l'umano ingegno immaginar nol può.
Vedere un figlio, un Dio, che palpita che muore.
Sì barbaro dolore qual madre mai provò.
Sì barbaro dolore qual madre mai provò.
Alla funerea scena chi tiene il pianto a freno,
ha un cuor di tigre in seno, o cuor in sen non ha.
Chi può mirare in tante pene una madre, un figlio,
e non bagnare il ciglio e non sentir pietà.
E non bagnare il ciglio e non sentir pietà.
Stava Maria dolente senza respiro e voce
mentre pendeva in Croce del mondo il Redentor.
E nel fatale istante, crudo e materno affetto.
Le trafiggeva il petto, le lacerava il cuor.
Le trafiggeva il petto, le lacerava il cuor.
Qual di quell'alma bella fosse lo strazio indegno,
non che l'umano ingegno immaginar nol può.
Vedere un figlio, un Dio, che palpita che muore.
Sì barbaro dolore qual madre mai provò.
Sì barbaro dolore qual madre mai provò.
Alla funerea scena chi tiene il pianto a freno,
ha un cuor di tigre in seno, o cuor in sen non ha.
Chi può mirare in tante pene una madre, un figlio,
e non bagnare il ciglio e non sentir pietà.
E non bagnare il ciglio e non sentir pietà.
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Per cancellare i fallid’un popol empio, ingrato,
vide Gesú piagatolanguire e spasimar.
Vide sul monte infame il figlio suo diletto
chinar la fronte al petto e l' anima esalar.
Per cancellare i fallid’un popol empio, ingrato,
vide Gesú piagatolanguire e spasimar.
Vide sul monte infame il figlio suo diletto
chinar la fronte al petto e l' anima esalar.
Chinar la fronte al petto e l’anima esalar.
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O dolce Madre, o pura sorgente di dolore,
parte del tuo amore fa’ che mi scenda al cor.
Fa’ ch’ogni ardor profano sdegnosamente io sprezzi,
che a sospirare m’avvezzi, sol di celeste ardor.
O dolce Madre, o pura sorgente di dolore,
parte del tuo amore fa’ che mi scenda al cor.
Fa’ ch’ogni ardor profano sdegnosamente io sprezzi,
che a sospirare m’avvezzi, sol di celeste ardor.
Che a sospirare m’avvezzi, sol di celeste ardor.
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Le barbare ferite, prezzo del mio delitto,
dal Figlio tuo trafitto passino, o Madre, in me.
A me dovuti sono gli strazi ch’ei sofferse.
Deh! Fa’ che possa anch’io pianger almen con te.
Deh! Fa’ che possa anch’io pianger almen con te.
dal Figlio tuo trafitto passino, o Madre, in me.
A me dovuti sono gli strazi ch’ei sofferse.
Deh! Fa’ che possa anch’io pianger almen con te.
Deh! Fa’ che possa anch’io pianger almen con te.
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Ah, tu che delle vergini, Regin del ciel t’assidi,
ah, tu, propizia, arridi ai voti del mio cor.
Del buon Gesú spirante sul fero tronco esangue,
la Croce, il fiele, il sanguefa’ ch’io rammenti ognor.
Ah, tu che delle vergini, Regin del ciel t’assidi,
ah, tu, propizia, arridi ai voti del mio cor.
Del buon Gesú spirante sul fero tronco esangue,
la Croce, il fiele, il sanguefa’ ch’io rammenti ognor.
La Croce, il fiele, il sangue fa’ ch’io rammenti ognor.
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Del Salvatore rinnova in me lo scempio atroce;
il sangue, il fiel, la Croce, tutto provarmi fa’.
Ma, nell’estremo giorno, quand’ei verrà sdegnato,
rendalo a me placato, Maria, la tua pietà.
Rendalo a me placato, Maria, la tua pietà.
Del Salvatore rinnova in me lo scempio atroce;
il sangue, il fiel, la Croce, tutto provarmi fa’.
Ma, nell’estremo giorno, quand’ei verrà sdegnato,
rendalo a me placato, Maria, la tua pietà.
Rendalo a me placato, Maria, la tua pietà.
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Gesú, che nulla tu neghi a chi tua Madre implora,
del mio morir nell’ora non mi negar mercé.
E quando fia disciolto dal suo corporeo velo,
fa’ che il mio spirito in cielo voli a regnar con te.
Fa’ che il mio spirito in cielo voli a regnar con te.
Gesú, che nulla tu neghi a chi tua Madre implora,
del mio morir nell’ora non mi negar mercé.
E quando fia disciolto dal suo corporeo velo,
fa’ che il mio spirito in cielo voli a regnar con te.
Fa’ che il mio spirito in cielo voli a regnar con te.
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